giovedì 21 febbraio 2008

La Haka e il Rugby dei campi

Il rugby affascina, gode di un momento di fortuna esagerata, di quelle che ti chiedi quando finirà. Penso ai rugbisti in maglie azzurre che fanno pubblicità ovunque, le foto dei nazionali impegnati in contorsionismi sui cartelloni dei metrò, ai placcaggi al povero cristo in tv che è in banca a chiedere un mutuo (ottima scelta coi tempi che corrono!) .
Poi guardi ai campionati nazionali, gente che ha maglie rosse slavate, gente che gioca su campi indecenti, gente che studia in Bocconi o al Politecnico, gente che studia Ingegneria Nucleare e non è come quelli della "pupa e del secchione" ma in campo ci sa stare. Penso a chi si spara 2 ore di treno per venire da Genova a Segrate per allenarsi. Penso al loro tecnico che quando si trova in mezzo ai profani gli fanno mille domande sul Rugby. Credo che sia una religione perchè non è possibile che atttragga così tanti non adepti. Ho paura che il giocattolo possa rompersi, mi fa strano vedere un video durante un team building con dei ballerini che scimmiottano la Haka davanti ad un pubblico di manager sfigatissimi tipo Fantozzi. Ma sono felice che chi ha rivisto quel video con me ha capito che prima di entrare a casa d'altri si chiede permesso, quella Haka proposta ai manager gasatissimi impegnati nella "Haka-Macarena" come motivo folkloristico-motivazionaleggiante ha colpito chi era con me. Tutti noi davanti al video avevamo avuto la fortuna di conoscere un rugbista neozelandese che ci ha spiegato, non spiegandocela, la Haka...semplicemente rifiutando la domanda e abbassando lo sguardo. Questo è il senso: portiamo il vero spirito del Rugby in giro, i valori contaminino l'ambiente non rugbistico, insegnate il rispetto per le culture, per i valori. Lasciate ai pagliacci le cose da pagliaccio. Complimenti a chi ha sempre creduto possibile insegnare in una università di prestigio dove il mondo dello sport potesse crescere. Complimenti a chi in quel master ha investito, a chi l'ha ideato e a chi lo frequenta. Che lo sport cresca grazie a persone che imparano la tecnica manageriale tra i banchi delle business school come il MIP POLITECNICO DI MILANO e delle università, che lo sport porti i suoi valori nel mondo manageriale convenzionale.
(parlo di una esperienza che mi arricchito molto: un team building del "Corso di alta formazione in sport business management al MIP POLITECNICO DI MILANO, la classe è formata da sportivi e gente che vuole fare dello sport la propria vita. Marcello Cuttitta era presente per caso e in 5 minuti ha spiegato ad una ventina di profani cosa fosse il cuore del Rugby e cosa fosse la Haka per un Maori e per un Italiano cresciuto in Sudafrica che l'ha vista da pochi metri. La Haka a cui mi riferivo è stata una trovata discutibile degli organizzatori di una convention aziendale che hanno preso dei ballerini per riprodurre una Haka; una Haka ballata dai manager con la cravatta in testa tipo Bruce Lee sugli spalti, come se fosse una Macarena in un villaggio vacanze. Il video è stato riproposto agli sportivi in aula con me ma è stato lo spunto, non voluto, per riflettere sui valori e sul rispetto, biasimando chi aveva messo in scena quella "libera interpretazione" di una danza di guerra, sacra ad un popolo, senza capire il fondamento etico della Haka e tutto quello che ci sta dietro)
Alberto

1 commento:

Laura Venturini ha detto...

Ciao a tutti gli appassionati di sport e soprattutto di rugby. E' vero oggigiorno il rugby è sicuramente inflazionato; ma credo che la sua anima così forte e ricca di valori non potrai mai essere scalfita dal mondo esterno. Jed, con il suo gesto di abbassare la testa, ne è l'esempio! C'è solo da imparare!